Angelo Lomeo

 

Angelo Lomeo

da

Landscape Photography

The art and techniques of eight modern masters

a cura di

Gene Thornton

 

(Traduzione di Andreina Mancini)

 

 

Nelle fotografie di paesaggio di Angelo Lomeo c’è spesso qualche segno della presenza umana, qualche prova visibile del fatto che l’uomo vive sulla terra e la usa per i suoi scopi.

Può essere un campo di campo di grano dorato disteso lungo le grandi praterie del Montana, dove un tempo crescevano alte erbe selvatiche.

Possono essere i muri bassi e cadenti di una vecchia chiesa in fondo a un campo di girasoli. Può essere una collina assolata, punteggiata da cataste di fieno appena tagliato, con una casetta diroccata dal tetto di tegole.

Oppure può essere un cartello stradale che spunta inaspettatamente in un paesaggio di primordiale grandezza e desolazione, un cartello che sembra decisamente troppo importante, quasi assurdo, rispetto all’aspra maestosità del paesaggio sullo sfondo.

Nell’insieme, Lomeo sembra contento della presenza dell’uomo nella natura. L’uomo spesso aggiunge nuova bellezza al paesaggio seminando campi di grano o fiori; nelle fotografie di Lomeo le strade sono due strisce nere che percorrono la campagna senza distruggerla. Perfino i cartelli stradali, con i loro vivaci colori primari e le loro forme geometriche, sono subordinati all’ambiente naturale che li circonda.

Il cartello stradale giallo in fondo alla foto a destra è piccolo e poco appariscente. L’immagine è dominata dalla collina innevata e dalla fitta foresta di alberi spogli. Il cartello è poco più che un modo ironico per ricordare che la maggior parte della gente vede questo tipo di paesaggio attraverso i finestrini di un’auto di passaggio.

Angelo Lomeo e sua moglie, Sonja Bullaty, viaggiano e lavorano insieme in tutto il mondo e di solito le loro fotografie sono presentate con entrambi i loro nomi. Ma ognuno porta una visione propria del paesaggio. Lomeo, americano di seconda generazione, è cresciuto in una famiglia di lingua italiana nel quartiere di Hell’s Kitchen a New York.

Ha iniziato a fare foto all’età di nove anni con una Kodak Brownie e “da quel momento”, dice, “è stato magico”.

In seguito studiò pittura e design alla School of Industrial Art di New York, ma non aveva voglia di passare il resto della sua vita in uno studio di design, e così, dopo il servizio militare nella Seconda Guerra Mondiale, si diresse verso l’Ovest americano, attirato dalla leggendaria bellezza del paesaggio.

Mentre lavorava come boscaiolo nel Montana, cominciò a fare fotografie al panorama circostante e a venderle ai turisti; il successo lo incoraggiò a tornare a New York e a intraprendere una carriera professionale nel campo della fotografia.

Come squadra, Bullaty e Lomeo hanno realizzato di tutto, dal documentario sociale nel Sud rurale alla cronaca della vita di società fra gli aristocratici inglesi.

Sebbene non amino attribuire categorie al loro lavoro, sono probabilmente più conosciuti come fotografi di viaggio e di natura, e i loro lavori sono apparsi in numerose riviste, tra cui Life e Horizon, e in importanti riviste di fotografia. Hanno realizzato un libro, Vermont in All Weathers, e hanno contribuito in modo significativo alla Audubon free Guide e alla Time-Life Wilderness Library.

Lomeo lavora con una macchina fotografica da 35 mm, di solito a mano, e quando va sul posto porta con sé un grande numero di obiettivi e un cavalletto da usare in caso di necessità. Ma scatta con moderazione.

“Non punto la macchina fotografica su un soggetto a meno che non senta fortemente che c’è qualcosa che devo catturare, non solo per me stesso ma anche per gli altri. Se si considera il numero effettivo di rullini nella vita di un fotografo, ci si rende conto che le immagini veramente riuscite sono relativamente poche”.

Ciò che ha maggiormente influenzato la visione di Lomeo è stata la vastità e la bellezza del paesaggio occidentale visto da un ragazzo di città abituato a spazi angusti e limitati, e ancora oggi gli piace affrontare ogni paesaggio nel modo più semplice e diretto possibile.

Utilizza filtri solo quando è necessario per contrastare i riflessi o filtrare le nebbie e, sebbene abbia lavorato molto in bianco e nero e da questo abbia imparato molto, preferisce il colore perché, come dice, “il mondo è un posto colorato”.

Lomeo è un grande ammiratore dei dipinti di Edward Hopper, il cui impiego della luce giudica di grande influenza. Ancora oggi cerca il modo in cui la luce e le ombre determinano il risultato della fotografia. In effetti, Lomeo vede il paesaggio come una grande sfida per il fotografo, semplicemente perché la luce cambia continuamente.

“Per fare una fotografia veramente forte di un paesaggio”, dice, “cerco di aspettare che tutte le condizioni siano giuste e possano essere condensate in un unico momento”.

 


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