Il Mondo della Fotografia Firenze,Friends of Florence Il Tabernacolo di San Felice restaurato

Il Tabernacolo di San Felice restaurato

Il Tabernacolo di San Felice restaurato

di Maria Maugeri

Funzionario storico dell’arte responsabile del Quartiere di Santo Spirito

Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato

All’inizio del restauro del Tabernacolo di san Felice io e Bartolomeo Ciccone ci siamo trovati davanti un’immagine illeggibile a causa del grave stato di conservazione della pittura, aggravato dall’invasivo intervento operato negli anni ’50 da Renato Bagnoli e forse da un altro ignoto restauratore. Personalmente non credevo che si potesse recuperare l’affresco, ma ho voluto assecondare i suggerimenti del Ciccone e lentamente, attraverso la rimozione di aggiunte incongrue e ritocchi pittorici, ecco apparire un’immagine più nitida e per questo più comprensibile. Un’Annunciazione che accoglieva i tanti pellegrini che attraversavano san Pier in Gattolini diretti, attraverso la via Francigena, a Roma. Per loro non solo la protezione della Madonna, ma anche ricoveri organizzati, gli spedali e i punti di ristoro che costellavano tutto il cammino fra cui l’Oratorio di San Sebastiano (detto dei Bini) e l’adiacente Spedale di San Pier Novello.

Attribuito dapprima ad Jacopo Chimenti, più noto come l’Empoli, solo per via della sommaria  testimonianza del Carocci, in epoca più recente per il Tabernacolo si è fatto strada il nome di Santi di Tito. Personalmente non credo si tratti di nessuno dei due eccellenti pittori del primo Seicento fiorentino, e lo dimostrano il disegno approssimativo non in linea con il ritorno alla tradizione, tantomeno le tante ingenuità pittoriche ben leggibili e nonostante il rifacimento della testa e parte del braccio volto verso l’alto.

Quindi un artista di minore maestria, seguace della riforma antimanieristica di Santi di Tito perdurata oltre la metà del secolo,propenso alla semplificazione formale dei soggetti e a una maggior aderenza alla realtà nei suoi aspetti più quotidiani, in grado di restituire attraverso il dosaggio della luce un’immagine sacra di ispirazione devozionale, come mostra la narrazione dell’Annunciazione che avviene all’interno di un ambiente domestico arredato da un essenziale inginocchiatoio di fattura artigianale e da un tendaggio verde appena accennato in alto a destra. Una Madonna stante, avvolta nella sua ampia ed elegante veste, si volge stupita verso il cenno imperioso del latore ma nel suo cuore nessuna incertezza nell’accogliere nel suo grembo il figlio di Dio. Quell’impasto di colore e di luce che avvolge l’angelo pervade tutta la parte superiore della scena, disegnando il turbinio di cherubini testimoni dell’evento.

Per questo affresco si potrebbe ipotizzare il nome di Agostino Ciampelli, artista poco noto la cui formazione giovanile si svolse nella cerchia di Santi di Tito, secondo il Lami meno profondo, meno inventore e meno compositore del suo Maestro, ma rispetto all’ignoto autore del tabernacolo buon disegnatore e coloritore. Ma si tratterebbe solo di un suggerimento non suffragato da elementi probanti per una ragionevole attribuzione. Consapevole quindi che il problema attributivo non è di facile soluzione, resta la certezza che l’Annunciazione del Tabernacolo di San Felice è una pagina di immediata e facile comprensione, rispettosa dei precetti post-tridentini ribaditi nel sinodo fiorentino dello stesso 1573 che di fatto archiviarono gli artifizi della Maniera.

In conclusione tengo a ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile il restauro del Tabernacolo di San Felice. Friends of Florence e la Contessa Simonetta Brandolini d’Adda per l’impegno profuso a favore della tutela del patrimonio culturale fiorentino;gli Amici dei Musei e dei Monumenti Fiorentini che, attraverso il Comitato Tabernacoli, in tanti anni hanno avuto un ruolo centrale nel recupero di questi sacri arredi urbani; i restauratori Bartolomeo Ciccone e Stefano Landi, di cui apprezzo la professionalità e con i quali spesso condivido le problematiche inerenti la conservazione, e Don Gianfranco Rolfi ancora una volta in prima linea a sostegno della valorizzazione del territorio pertinente la Parrocchia di San Felice in Piazza.

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