Il Mondo della Fotografia Mino da Fiesole Mino, Sant’Ambrogio e la sua casa in via Pietrapiana

Mino, Sant’Ambrogio e la sua casa in via Pietrapiana

IL TABERNACOLO DI MINO DA FIESOLE

da: Ora et Labora, di Luciano Artusi e Antonio Patruno

Semper Editrice, Firenze 1996

 

Passiamo ora a parlare del meraviglioso tabernacolo marmoreo che custodisce dal 1482 la reliquia. L’opera fu realizzata da Mino di Giovanni Mini da Poppi detto “Mino da Fiesole”1, che abitava a due passi dalla chiesa, in via Pietrapiana al secondo piano di una casa da lui acquistata nel 1464 (all’odierno numero 7) e abitata con la moglie Francesca ed il figlio Zanobi. Nel 1905 in un andito di tale appartamento, sotto uno strato di calce e intonaco furono rinvenuti schizzi e disegni ritenuti opera dello stesso Mino. Tali opere murali, nel 1958, vennero staccate e quindi custodite nei depositi della Soprintendenza alle Gallerie di Firenze.2

Vari documenti ci attestano il rapporto di committenza tra le monache benedettine di Sant’Ambrogio e questo scultore, a partire da un ricordo del 22 agosto 1481, giorno in cui l’artista ebbe finalmente l’incarico dall’abbadessa Antonia Maria de’ Barbadori di scolpire il tabernacolo:

 

Maestro Mino maestro di squltura è rimasto d’accordo oggi questo di’ 22 d’agosto 1481 cholla riverenzia di Madonna Antonia Maria Abbadessa di detto Monistero di fare il Tabernacolo cholladornamento che si richiede di marmo secondo che si vede per uno disegno di sua mano, nel quale tabernacolo à stare el Miraculo del Corpo di Christo nella nostra chiesa ciò è nella chappella de Zati, e detto lavoro à promesso di fare fra otto mesi, del quale debbe avere fiorini 160 di suggello in questo modo cioè: per tutto questo mese fiorini 25, el resto mese per mese …3

 

L’abitazione che fu dello scultore Mino da Fiesole, posta al secondo piano di via Pietrapiana 7

 

Disegno murale rinvenuto nel 1905 nell’appartamento dell’artista e a lui attribuito.

 

Inoltre nei libri di entrata e di uscita, tenuti dalla camarlinga del monastero, possiamo vedere registrate le somme elargite all’artista, nonché quelle sostenute per adornare il tabernacolo stesso4 eseguito con raffinata eleganza nel più puro stile toscano, il quale costituisce, forse, l’opera di maggior pregio artistico tuttora presente nella chiesa di Sant’Ambrogio. Nel 1484, quando il maestro passò al premio eterno, fu seppellito proprio nella chiesa che lui aveva contribuito ad adornare e dove, ancora oggi, se ne può vedere la piccola lastra pavimentale all’ingresso della cappella sulla quale si legge:

 

MINO DA POPPI DETTO DA FIESOLE SCULTORE EBBE QUI SEPOLTURA IL 12 LUGLIO 1484

 

Della sua pregevole e firmata opera marmorea eseguita a mezzo rilievo, ne parla anche il Vasari5 quando ci fa sapere che Mino soddisfece davvero pienamente le committenti:

 

(…) per servigio delle donne delle murate fece un tabernacolo di marmo di mezzo rilievo, per tenervi il Sacramento, il quale fu da lui con tutta quella diligenza ch’e’ sapeva, condotto a perfezzione. Il qual non aveva ancora murato, quando inteso le monache di S. Ambruogio – le quali erano desiderose di far fare un ornamento simile nell’invenzione, ma più ricco d’ornamento, per tenervi dentro la santissima reliquia del miracolo del Sacramento – la sufficienza di Mino, gli diedero a fare quell’opera (nel 1481) la quale egli finì con tanta diligen­za, che satisfatte da lui quelle donne gli diedono tutto quello ch’e’ dimandò per prezzo di quell’opera (…)

 

Il tabernacolo è costituito da una importante trabeazione sorretta da pilastri laterali di ordine composito, sormontato da un frontone semicircolare al centro del quale appare Dio Padre benedicente fra due angeli genuflessi. Al centro le figure di Sant’Ambrogio (titolare della chiesa) e San Benedetto (fon­datore dell’Ordine al quale appartenevano le monache) che fiancheggiano il Bambino Gesù nascente dal calice (simbolo del miracolo) sorretto da due angeli in adorazione. Nella base è rappresentata la scena in cui il prete Uguccione, alla presenza delle suore benedettine e del popolo, depone il miracolo dal calice nell’ampolla data dalla badessa. Tutta l’opera è stata eseguita da Mino con grande buon gusto e squisita professionalità, sia nelle figure, nelle cornici, nei fogliami e in tutti i più che minimi particolari.

Il portello del ciborio, sopra il quale aleggia la colomba simboleggiante lo Spirito Santo, è costituito da una lastra di ottone di trentanove libbre fatta nel 1484 da Niccolò lastraiolo per il prezzo di lire 15 e 12 soldi, finemente lavorata da Sandro calderaio e Bartolommeo orafo.

 


Note

  1. Mino di Giovanni nacque a Papiano presso Poppi in Casentino; immatricolato nell’Arte dei Maestri di Pietra e Legname il 28 taglio 1474, si disse “da Fiesole” in quanto da giovanissimo fu “posto all’arte dello squadrar le pietre con Desiderio da Settignano” in quel di Fiesole rimanendovi fino alla morte del maestro.
  2. U. Baldini, Mostra di Affreschi Staccati (catalogo della mostra), Forte di Belvedere, Firenze 1958, p. 67.
  3. A.S.F., Corporazioni religiose soppresse dal Governo francese, Conv. 79, 122.
  4. A.S.F., Corporazioni religiose soppresse dal Governo francese, Conv. 79, 23.
  5. G. Vasari, Le Vite, Vol. II, pp. 312 – 313.

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